L’ultimo «matrimonio» fra quattro sodalizi nel distretto di Locarno
Società venatorie,
voglia di fusione
di Raimondo Locatelli
Non è da oggi che si parla di aggregazioni. Il tema è di estrema attualità a livello istituzionale, in particolare fra Comuni politici. In questo senso, anzi, il Cantone «spinge» sull’acceleratore puntando dritto ad una massiccia riduzione (una trentina l’obiettivo finale), anche se ultimamente Bellinzona non privilegia più la tattica d’un tempo (imposizione dell’unione) per far posto invece alla tattica di permettere agli stessi Comuni di dettare il ritmo delle «nozze», vale a dire senza diktat e muovendosi a partire dalla base.
Esigenza fortemente sentita per evidenti ragioni «tattiche»
Il discorso fusionistico ha investito pure il mondo della caccia ticinese. Anche qui non da ieri, nella ferma convinzione che l’«unione fa la forza», per cui questa soluzione è plausibile e vantaggiosa per tutti, a cominciare dalla stessa Federazione cacciatori ticinesi (FCTI), che ha bisogno di maggior «potere contrattuale» oltre che di immediatezza e di flessibilità nelle trattative con il Cantone. E tutto ciò considerando che tale esigenza di compattezza si manifesta tuttora con vigore in alcune regioni (Luganese, in primis), ove le società venatorie sono piccole e con numero di associati ridotto, per cui si ha una situazione che non ha più alcuna giustificazione e che anzi, per molti aspetti, risulta assurda e comunque insostenibile, nel loro stesso interesse, necessitando sempre più un fronte compatto, omogeneo e vigoroso sia nel dibattito con le associazioni consorelle, sia soprattutto nel dialogo con le varie istanze (a livello venatorio distrettuale, federativo e cantonale).
Alcuni significativi passi in un recente passato
Senza star qui a fare l’istoriato di tutte le aggregazioni realizzate in un passato recente e anche per evitare eventuali spiacevoli dimenticanze, val la pena citare alcune tappe salienti lungo questo percorso, segnalando che nel 2006 si è concretizzata la nascita della Società cacciatori bleniesi attraverso il «matrimonio» fra l’Alta Blenio di Olivone, la Diana bleniese di Acquarossa e la Serravalle di Malvaglia. Nei primi anni del nuovo millennio aveva visto la luce la Società cacciatori Bassa Leventina di Bodio grazie all’aggregazione fra club di Bodio, Personico e Giornico, mentre nel 2010 sempre in Leventina è stata la volta – in presenza di ben sei sodalizi presenti sul territorio – della Società cacciatori Pizzo Forno integrata nella Diana di Faido. Nel dicembre 2011 la Monte Generoso e la Guana hanno deciso lo scioglimento delle rispettive società e, nel contempo, hanno costituito la Società cacciatori del Mendrisiotto, che a sua volta nel 2013 ha poi assimilato la Società cacciatori selvaggina di passo Mendrisio e dintorni di Castel San Pietro. Inoltre, nei primi anni di questo decennio è stata fondata la Società cacciatori del San Gottardo, riunendo la Società cacciatori Campo Tencia e la Società cacciatori del Gottardo. A sua volta, pochi anni or sono vi è stata l’unione fra la Società cacciatori la Diana di Bellinzona e l’Unione cacciatori Giubiasco e dintorni. Nel 2016 è sbocciata la Società cacciatori Valli del Cassarate dall’unione fra la Società cacciatori valcollesi e la Società cacciatori Gazzirola, mentre l’anno successivo è stata la volta della Società cacciatori La Drosa Malcantonese nata dallo scambio dell’anello nuziale fra la Società cacciatori malcantonesi e La Drosa. Anche in Riviera, dove la decisione formale non esiste ancora, vi è il progetto di aggregazione fra la Società cacciatori Claro e dintorni, Unione cacciatori Osogna e dintorni e Società cacciatori Diana di Biasca. La Società cacciatori Diana di Vallemaggia, è un sodalizio che comprende tutto il distretto che è assai vasto dal profilo venatorio.
Renato Fiscalini presidente e circa 300 gli affiliati
Ultima in ordine di tempo e comunque la più significativa per numero di sodalizi coinvolti e per estensione territoriale è la fusione attuata nel distretto di Locarno. L’idea, come ci conferma Manuele Esposito, presidente del distretto di Locarno, era stata accolta con voto consultivo già nel 2017 dai comitati della Società cacciatori Diana gambarognese (fondata nel 1910) con una quarantina di soci, della Società cacciatori Diana delle Valli (per Onsernone, Centovalli e Terre di Pedemonte in vita da oltre un secolo e con un centinaio di affiliati), della Società cacciatori del Verbano (nata nel 1925 e con 50 aderenti) e della Società cacciatori verzaschesi (fondata nel 1949 con oltre 100 iscritti). Il nuovo accorpamento a carattere venatorio – grazie anche al lodevole impegno e alla spinta profusi da Manuele Esposito in qualità di presidente del comitato distrettuale di Locarno – è una realtà da metà febbraio di quest’anno in occasione dell’assise a Gordola, con il nome di «Società cacciatori del Locarnese e Valli» (SCLV), chiamando a dirigerla Renato Fiscalini, sinora presidente della Società cacciatori Diana delle Valli. Lo affiancano in comitato Giaele Gilardi e Renzo Carrara (in rappresentanza della Sezione cacciatori verzaschesi), Mauro Regazzoni e Giuliano Magistra (per la Sezione Verbano), William Mordasini e Nenad Radivojevic (per la Sezione Diana delle Valli), Agostino Gabbani e Manuele Esposito (per la Seziana Diana gambarognese).
«Un evento storico» nell’interesse regionale
La fusione dei quattro sodalizi venatori del distretto concentrati in una nuova entità è stata definitiva da molti come «evento storico». Il neo-presidente Renato Fiscalini non ha mancato di sottolineare che le linee-guida nell’attività delle società di caccia sono la salvaguardia e il miglioramento degli habitat, nonché una migliore conoscenza e gestione della fauna selvatica, così da saper trasmettere i valori etici collegati all’ambiente montano. «La caccia non è che l’ultimo atto di un’attività di gestione che si svolge durante tutto l’anno, pertanto da sottolineare, valorizzare e portare a conoscenza di tutti per far valere il ruolo dei cacciatori quali sentinelle dell’ambiente». Sul significato intrinseco dell’aggregazione si è espresso anche Alfredo Fabbri, il più anziano fra i quattro ex dirigenti delle… storiche società del Locarnese. E non v’è dubbio che la decisione è tale, considerando come il dibattito sull’oggetto sia durato molti e molti anni, con un susseguirsi di proposte e controproposte, speranze e delusioni sino all’ultimo momento, il giorno stesso dell’assise. Da parte sua, il presidente della Federazione cacciatori ticinesi avv. Fabio Regazzi l’ha definito «un momento importante per il movimento venatorio non soltanto del Locarnese ma per tutta la grande famiglia della FCTI». Una data di notevole rilevanza morale, considerando la valenza di questa regione dal profilo della caccia con un numero addirittura superiore di società in un passato recente e, comunque, con una ragguardevole presenza di cacciatori. Se ne è parlato a lungo, in modo appassionato fra emozioni e qualche tensione, con la Federazione di caccia sempre più in prima linea nell’incoraggiare forme di collaborazione e, in specie, la fusione tra sodalizi, come è giusto che sia purché l’iniziativa venga dal basso, come è accaduto anche in quest’occasione. La SCLV raggruppa circa 300 affiliati e ha sede a Locarno.